In viaggio per Kikwit

DIARIO 30 marzo 2022:

Terminate le pratiche burocratiche che ci hanno trattenuti a Kinshasa per qualche giorno siamo pronti a partire, destinazione Kikwit. Alle prime luci dell’alba, muniti di entusiasmo e 300 chili di bagagli, salutiamo Mania e ci immettiamo su Boulevard 30 juin. Dopo circa venti minuti si rende necessaria una sosta lampo dal gommista per sistemare uno pneumatico sgonfio. Risolto l’intoppo, il viaggio riprende il suo corso.

Siamo quasi riusciti a lasciarci la folcloristica capitale alle spalle, quando un tonfo ci fa sussultare: abbiamo perso una valigia! Con un agile balzo “Edga” scende a recuperare il bagaglio, la cui corsa è terminata in mezzo alla strada. 21000 franchi congolesi e 10 metri di corda (per legare meglio i bagagli) ci permettono di riprendere il viaggio. Viaggio che, dopo un po’, subisce un ulteriore stop a causa di una pioggia di…cipolle, per l’esattezza le nostre cipolle, anch’esse “sapientemente” posizionate sul tetto. Recuperato il bottino (immaginateci a rincorrere decine di cipolle che rotolano per strada), siamo pronti ripartire.

Ore 13:00 inizia a farsi sentire un leggero languorino, decidiamo quindi di fare una sosta nei pressi di Masamuna per rifocillarci. Trovata una piazzetta tranquilla ed ombreggiata consumiamo pane e formaggio, rigorosamente locali, con un tocco che ci ricorda casa: il Toblerone. La sosta, che secondo la tabella di marcia, avrebbe dovuto durare pressappoco un’oretta, si prolunga però di ulteriori 3 ore: la Jeep non ne vuole sapere di riaccendersi. Gill, il nostro autista, trova un passaggio fortuito su una moto e parte (senza telefono e senza documenti) alla ricerca del pezzo sostitutivo. Incredibile ma vero riesce a trovarlo e a riparare il cambio.

Sollevati dall’idea che d’ora in avanti tutto andrà sicuramente liscio come l’olio riprendiamo il viaggio. Purtroppo, questo entusiasmo va decisamente scemando quando, all’ennesimo posto di blocco, i nostri passaporti diventano fonte di diatriba. La tenace Rosanna però non si piega ai meri fini dei funzionari e, dopo mezz’ora di discussioni, riusciamo a ripartire senza sborsare un sol franco.
Dopo 17 ore di trasferta, provati, sollevati e un po’ nauseati dall’odore delle cipolle che ci ha accompagnati per tutto il tempo, giungiamo a destinazione: École Horizons Nouveaux, in altre parole: CASA!

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