Diario: domenica 3 aprile 2022
Terzo giorno a Kahemba e nono dal nostro arrivo nel continente africano. Ormai divenuta consuetudine, la sveglia anche questa volta suona di buon mattino, ricordandoci che di lì a breve ci sarà la messa domenicale. Trovare il luogo d’incontro è più facile del previsto, basta seguire il variopinto corteo di persone riversatosi in strada per l’occasione. Oggi più che mai gli abiti sfoggiati dalla gente del posto sono di un’eleganza ricercata, tanto da far sentire noi “mindele” ancor più dei pesci fuor d’acqua. La cerimonia è un susseguirsi di canti e liturgie; unica nota stridente: l’amplificatore che ha tempi e modi di funzionamento tutti suoi. Poiché non siamo stati annunciati in tempo,non possiamo salire sul pulpito per tenere il discorso sul corretto utilizzo dell’acqua potabile, così ce ne torniamo al convento a fare colazione.
Poi, spinti dall’entusiasmo di ieri, decidiamo di tornare al mercato. Terminate le compere e non trovando nessun bar aperto, Corrado succerisce di provare la specialità del luogo: arancia con sale e Pili Pili. Non facciamo nemmeno in tempo ad assaporarne il gusto che veniamo avvicinati da un uomo minuto che sostiene di essere un funzionario della DGM (ufficio dell’immigrazione). Lo seguiamo fino al suo ufficio per sbrigare le pratiche del caso, ma non contento decide di interpellare il capo supremo. Veniamo così scortati fino alla casa di quest’ultimo, dove assistiamo ammutoliti alla seconda predica della giornata, il cui contenuto comprende una serie di presunte infrazioni da noi commesse. Un paio d’ore più tardi, giudicati non colpevoli di reato, veniamo rilasciati illesi e con i portafogli ancora pieni.
Nel pomeriggio, per fortuna, la giornata prende tutt’altra piega. Grazie a Claude e alla sua squadra di operai riusciamo infatti, dopo aver prima rimosso l’auto da una pozza fangosa, a terminare la visita all’acquedotto, che con i sui 10km di condotte e le 45 fontane sparse sul territorio, permette ai 40’000 abitanti di Kahemba di usufruire dell’acqua potabile. Un tale traguardo e la dedizione mostrata dagli addetti per mantenerlo operativo non può che esser celebrata con una birra fresca,consumata comodamente sul patio del bar di Dede. Più che in un bar a noi sembra di essere in una vetrina. Attorno a noi si è infatti radunata una discreta folla di persone che, incuriosita, assiste allo spettacolo. Salutiamo i ragazzi della ISCO (ONG italiana che opera nella zona) con la promessa di rivederli il giorno seguente, non più per parlare di oro blu, bensì di diamanti grezzi.
Federica